Il poeta non trattiene a sé ciò che scopre. Non appena lo trascrive subito lo perde. In ciò risiede la sua novità, il suo infinito, il suo pericolo.
René Char
Bollettino
Ass. Cult. SECOLOZERO
www.landmagazine.blogspot.com
*
Se affondo voglio il peso di mio figlio
alle caviglie, fili di ragnatela
a sentire il limite della lingua
la lunga costa che ci separa.
E’ sole duro il canto di stasera.
*
Cambia il vento
un tempo acerbo percuote il dorso
e preme a fondo sul lembo
l’artiglio che corrode.
Altri popoli verranno a distruggermi
perché anche tu sei stato un popolo.
Colpivi silenzioso
agli angoli bui della fortezza
sepolta lenta
nell’acqua che riposa.
*
Ritraggo le mani dalla barriera
dalla terra umida e stringo
a difesa quella lama bianca
sulla porta di casa.
Sono dentro, a rotolarmi
come un animale impazzito
cerco il taglio della luna – ora -
che a muso duro prego sola.
*
L’acqua lascia solchi nella pelle
buchi stretti e veloci
dalle anche alle caviglie
è tutto un versare rapido
un nervo gonfio che si torce.
E tu, appena puoi, mi curi
corri a tamponare ogni minima perdita
ogni magro accenno del mio odore.
Sarò immobile di nuovo
starò ferma, per chi vorrà bere
da tutte le mie contratture.
Scrivere è per me un impulso incontrollabile, una necessità. Di notte - col rumore dell’acqua che dorme - non riesco a prendere sonno, finché non metto su carta le parole che mi risuonano nella testa, come un martellio, un tarlo quasi fastidioso. La stessa cosa accade in viaggio, sul treno, in auto, mentre cammino: le parole accompagnano il mio percorso e cominciano ad assillare la mente. Poi, quando incontro l’atmosfera giusta, la luce esatta e silenziosa, raduno le mie carte sparse e comincio a lavorare alla poesia. Non so mai se questa si compirà, o se quelle voci resteranno lì come schegge; perché la scrittura richiede tutto, e non sempre si è pronti a mettere in gioco interamente se stessi. In passato, ho vissuto la poesia come un balsamo per sciogliere nodi inestricabili, un atto terapeutico... quello è stato l’inizio.
ROSSELLA RENZI
è nata a Castel S.Pietro Terme nel 1977, vive in provincia di Ravenna. Ha scritto le raccolte in versi
Di madre Di terra (poesie 2005-2007) e A piedi nudi, a cui sta lavorando. Sue poesie sono state pubblicate sulla rivista “Graphie” (ed. Il vicolo, Cesena).
In dialogo col musicista Mirco Mungari ha ideato un progetto di contaminazione tra parola e suono che ha per titolo mousikè techne, presentato in varie occasioni, tra cui il Festival Lavori in corso d’opera di Massa Lombarda (edizione 2007) e il Festival di poesia e musica (suoni - scritture contemporanee, S.Lazzaro, novembre 2008). Collabora con diverse riviste di critica letteraria con articoli, saggi e recensioni sulla poesia contemporanea.
Dal 2003 è redattrice di “Argo - Rivista d’esplorazione” (Edizioni Pendragon, Bologna) - www.argonline.it ; per la stessa rivista coordina la rubrica di poesia. Si è laureata in Lettere Moderne all’Università di Bologna, con una tesi sull’ultima produzione poetica di Montale.
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